Dopo vent’anni d’esilio Atiq Rahimi, nel 2002, è ritornato a Kabul e attraverso il filtro di una vecchia e rudimentale macchina fotografica si è incamminato sulla via che avrebbe potuto portarlo a riconquistare l’identità perduta. Ne è nato un racconto in cui la fotografia accompagna per mano la scrittura e la scrittura accompagna per mano la fotografia. La narrazione è intessuta di silenzi, come in un’antica favola, e sia le immagini che le parole sembrano sospese in un’attesa.
La mostra rimarrà aperta dall’11 marzo al 21 aprile
dal martedì al sabato ore 09.00-19.00 – domenica 10.30-12.30 / 16.00-19.00
(chiuso sabato 31 marzo e domenica 1 aprile)
Stampe fotografiche su carta opaca fine art giclée a pigmenti di carbone 100% cotone sono a cura di ArtOk.