1 luglio | 13 agosto, 2023 | lunedì – venerdì | 10.00 – 18.00
July 1st | August 13th, 2023 | Monday – Friday | 10.00 – 6.00
A cura di | curated by Gabriella Cardazzo and Giuliana Carbi
OPENING: 1 luglio ore 18.30 | July 1st at 6.30 pm
SPARC* – Spazio Arte Contemporanea
Campo S. Stefano, San Marco 2828A – Venezia
Entrata gratuita | free admittance
www.veniceartfactory.org
Stampe fine art ArtOk
Passeggiata di Scardanelli in Carso
Della vita di Friedrich Hölderlin, il sommo poeta del romanticismo tedesco, quello che ispira Mario Sillani Djerrahian è la seconda parte dei suoi settantadue anni, e cioè i trentasei passati nella piccola torre sul fiume Neckar nella condizione di malato mentale. Sano di corpo, grazie anche alle lunghe passeggiate giornaliere, Hölderlin produce ancora la sua poesia con risultati brillanti, firmandosi però con un italianismo che può riferirsi al fatto di essere fuori dai cardini : Scardanelli.
Mimare la passeggiata di Hölderlin-Scardanelli sul Carso triestino è per Sillani il pretesto per sondare l’aspetto esistenziale di trovarsi, di essere, sul sentiero. Scrive Sillani “C’è un vuoto culturale tra me e quel mondo. Se posso avere la piacevolezza delle sue poesie non posso davvero condividere i suoi ideali romantici, classici, religiosi. Ma posso usare la sua storia, la sua Immagine, le sue passeggiate”. Usare per far proprio, come ha fatto Martin Heidegger scrivendo un libro di filosofia utilizzando solo l’inno Andenken , o come Luigi Nono che ha composto il brano musicale Frammenti di silenzio, a Diotima ispirandosi ai testi di varie poesie di Hölderlin.
Ancora Sillani “Io imito le passeggiate di Scardanelli camminando sui sentieri del Carso o di altri luoghi a me cari. Se per molte persone la camminata risulta difficile perché il sentiero è impervio il tentativo di raggiungere la méta sarà per se stesso appagante. Se il sentiero è facile e non intricato l’attenzione sarà tutta sul paesaggio, a destra e a sinistra. Per me il sentiero, qualunque esso sia, risulta essere un vuoto, il Vuoto energetico che sta al centro del mio Paesaggio.” Come del resto lo è stato per un Hölderlin impazzito che lo percorre senza essere là davvero perché tutto preso nel suo mondo poetante, cioè come stesse al centro di una bolla fatta di sola pura poesia.
Dunque per Sillani, che si definisce un paesaggista endotico (non esotico, lontano, ma vicino, interno a se stesso) l’attraversare il paesaggio significa possederlo, come nella definizione che si dà alla pittura cinese, nella duplice forma di vuoto-negativo e pieno-positivo, o viceversa. In sintonia con il simbolo del Tao che lui porta sull’abito degli esercizi di Tai Chi. Come ogni forza ha una sua debolezza, come ogni elettrone ha il suo positrone, e persino i buchi neri del cosmo hanno i loro corrispettivi buchi bianchi, così per Sillani ognuno di noi ha un’anima nera e un’anima bianca che ci mantengono in equilibrio col resto della natura. Ed è proprio sul sentiero, che come la radura riceve più luce, la manifestazione di ciò che siamo si fa più evidente, è lì che constatiamo di esserci.
“Se io potessi volare ad un metro dal suolo e percorrere così i boschi, le acque, le pietraie ecc. non avrei bisogno del sentiero. Ma per fortuna sono un corpo reale e il rapporto oggettivo con la natura, fatto di incombenze fisiche pressanti, mi permette di fare quel che faccio con i mezzi che ho a disposizione, e di essere quello che sono senza illusioni, finzioni, non verità, ma con la netta sensazione di libertà.”