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Voci, Silenzi di Luca Forno

Voci, Silenzi: la sostenibile lentezza dello scattoSi inaugura l’11 maggio 2011, presso i musei di Strada Nuova Palazzo Rosso a Genova, negli spazi espositivi dell’auditorium in via garibaldi 18, la mostra di Luca Forno dal titolo “Voci, Silenzi: la sostenibile lentezza dello scatto”.
La mostra rimarrà  apertà  fino al 3 luglio 2011 con orario mar.-ven. 9.00-19.00, sab. e dom. 10.00-19.00.
Non è facile scrivere di fotografia contemporanea. Le immagini fanno parte di un mondo che troppo ci coinvolge per essere oggetto di una disamina serena. La reazione emotiva è in agguato, la soggettività  prorompe, e si rischia di parlare di sé, pi๠che delle fotografie.
Per difendermi dal rischio, propongo un compromesso: nelle poche righe che mi sono concesse provo a evocare, sì, ciò che è affiorato nella mia mente di fronte a queste immagini; ma rimanendo nello stretto ambito fotografico.
Spontaneamente, lo confesso, dopo aver sfogliato poche pagine (per la precisione, dopo aver azionato alcune volte il mouse) – chiedo scusa in anticipo per la mia deformazione scolastica -, la memoria visiva mi ha portata a Edward Weston. Ho continuato e, forse suggestionata dalla strada imboccata, ho pensato a Dorothea Lange. Scusate se è poco: potrei fare altri nomi, ma mi pare che questi siano sufficienti; e che Luca non potrà  aversene a male. Weston oscillava consapevolmente tra due orientamenti, l’astrazione e il realismo, e riusciva miracolosamente, spesso, a farli combaciare. Portava la realtà  alle estreme conseguenze, fino a perderne l’oggetto, sfiorando il virtuosismo. Cercava la perfezione tecnica considerandola l’unico veicolo possibile per ogni valore, emotivo o conoscitivo. La ricerca visiva di Luca Forno non arriva a questi equilibrismi, si mantiene spesso pi๠ancorata al vero, ma non è del tutto estranea a quell’esperienza, in qualche misura l’ha respirata e introiettata. Lange non proponeva dei ritratti, ma delle immagini di persone, di cui sapeva restituire il dramma umano senza enfasi, con rispetto, solidarietà , discrezione, a volte perfino grazia. Eppure i suoi volti sono folgoranti, e hanno segnato profondamente la nostra percezione, non solo visiva, della realtà . Ecco, mi pare che questa grande lezione oggi purtroppo spesso dimenticata da tanta fotografia Luca Forno l’abbia appresa davvero, in profondità . Elisabetta Papone Direttrice del Centro di Documentazione per la Storia, l’Arte e l’Immagine di Genova

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